Nostro Dollaro che sei nei cieli: religione e distribuzione del reddito negli States

Proprio nei giorni in cui in Italia sono stati resi pubblici i redditi dei parlamentari, arriva dagli Stati Uniti un curioso ed interessante studio che prende le mosse da un’evidenza solare: il fatto, cioè, che negli States la distribuzione delle ricchezze non sia affatto equa ma venga influenzata da innumerevoli fattori, quali quelli razziali, geografici, di appartenenza sociale e (perché no) persino religiosi.

Lo studio in questione si occupa quindi di stabilire quale relazione ci sia tra le appartenenze religiose e la distribuzione del reddito. I risultati faranno discutere: dall’indagine risulta infatti che induisti, ebrei e cristiano-ortodossi tendono ad avere la più vasta percentuale di affiliati che guadagnano oltre 100.000 dollari all’anno. I protestanti appartenenti alle principali denominazioni e i buddisti,  ottengono anch’essi performance economiche superiori alla media nazionale.

D’altro canto, Testimoni di Geova, membri delle “black churches”, evangelici bianchi e musulmani hanno il maggior numero di aderenti che guadagna meno di 30.000 dollari all’anno. Per quanto infine riguarda i cattolici e coloro che dichiarano di non appartenere a nessuna denominazione confessionale, si è molto vicini alle medie nazionali di reddito.

L’intero studio è consultabile qui in flash.

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“Faith Fighter” un altro videogioco crea polemiche nel mondo delle religioni

Ma tu guarda. Non si fa in tempo a parlare di un videogioco che crea polemiche nel campo delle religioni, che subito ne spunta un altro. Stavolta la cosa ci riguarda direttamente, visto che Faith Fighter e prodotto dall’italianissima Molleindustria e le polemiche stanno già facendo il giro del mondo. Come informa tra gli altri Asia News, l’ondata di proteste proviene stavolta dal mondo islamico (ne da tra l’altro notizia Arab News) e gli strali vengono lanciati contro un videogioco in cui vengono rappresentati Gesù, Maometto, Buddha e altri figure sacre delle principali religioni ed il cui fine (ironia della sorte ) sembra essere quello di promuovere la tolleranza tra le fedi. Da parte musulmana il gioco viene invece accusato invece di incitare “alla violenza interconfessionale” e di essere “offensivo nei confronti dei musulmani e dei cristiani”. Immediate le reazioni della casa produttrice, che si è affrettata a dichiarare che “il gioco non vuol recare offesa a nessuna religione in particolare”, ma spingere a riflettere su come “le sacre rappresentazioni sono spesso usate in maniera strumentale”. Le proteste sembrano comunque aver raggiunto il loro obiettivo, visto che Molleindustria ha dichiarato che il gioco verrà “censurato” con la motivazione che “se una organizzazione non coglie l’ironia e il messaggio alla base del gioco, significa semplicemente che abbiamo fallito”. Peccato, però, sembra davvero un’occasione persa, anche perché le offese alle religioni forse sono altre. Per cercare di farsi un’idea della faccenda, può essere utile leggere l’about della ditta produttrice del videogioco.

Preghiere 2.0: un nuovo servizio made in USA rivoluziona il “mercato”

Ma sì, in mezzo a tanti discorsi seri, per non dire seriosi, prendiamoci una pausa che ogni tanto è decisamente cosa buona e giusta. E lo facciamo parlando di un servizio da poco lanciato che promette davvero faville. Definirlo un servizio di preghiera 2.0 è davvero poco, visto quel che promette. Information Age Prayer, questo il suo nome, promette infatti di sostituirsi all’orante in tutto e per tutto, o quasi.

Una voce (c’è da supporre metallica, visto che sarà prodotta da un sintetizzatore) si sostituirà infatti all’utente (pardon, all’orante) recitando al suo posto le preghiere indicate. Che hanno pure una valenza ecumenica ed interreligiosa (con una strizzata d’occhio pure all’ateismo) visto che coprono davvero tutti i campi dello scibile spirituale. Considerata forse anche l’attuale situazione di crisi economico-finanziaria, i prezzi sono decisamente abbordabili: si parte infatti da 1,95 dollari (che considerando anche il cambio con l’euro sono davvero un’inezia) per le preghiere dei bambini, per arrivare alla non proibitiva cifra di 3,95 dollari per preghiere aventi a tema la pace nel mondo (il 10% degli introiti è comunque destinato ad opere di carità).

Per la serie “e non dire che non vi avevamo avvertiti”, l’azienda che gestisce il servizio si premura anche di mettere in guardia sul fatto che non esiste nessuna assicurazione che le preghiere suddette arrivino a destinazione e producano l’effetto desiderato. Insomma, provate e fate sapere, così magari ci facciamo un’idea.

Dear God: il sito per veri oranti 2.0

Davvero un progetto molto interessante (e ovviamente made in USA) questo Dear God, che consiste in una sorta di social network per oranti autenticamente 2.0. Non occorre neppure registrarsi al sito e questo rende estremamente semplice inviare la propria preghiera, che sarà condivisa con gli altri utenti e commentata da essi. Insieme alla preghiera è pure possibile inviare una foto, ed in effetti ce ne sono di molto belle.

Per non perdersi neppure un aggiornamento, è possibile sottoscrivere una mailing list, mentre il sito è navigabile per tag che danno un’idea sufficientemente chiara degli argomenti preferiti dagli oranti online ed un apposito motore di ricerca interno permette approfondite indagini all’interno del sito.

Un apposito disclaimer avverte che il progetto è totalmente indipendente, non denominazionale, che non si tratta di un gruppo new age e che non esistono rapporti o affiliazioni con chiese, gruppi od organizzazioni spirituali o religiose.

Peccato solo per la barriera della lingua, verrebbe da dire (anche se c’è da augurarsi che a qualcuno non venga in mente di tradurre il sito in latino).

Il fedele è soddisfatto? Lo dice il Mystery worshipper

La customer satisfaction (come sa chiunque si occupi di marketing) è diventata ormai uno strumento imprescindibile per qualsiasi azienda voglia restare sul mercato. Ma in un’epoca in cui la concorrenza si fa sempre più spietata anche in campo religioso, è essenziale valutare la soddisfazione anche del cliente/fedele (dove fedele, in questo caso, va inteso come sostantivo e non come aggettivo). La cosa non sembri blasfema, visto che negli Stati Uniti (e dove, se no?) sta nascendo quella che si configura come un’autentica nuova figura professionale: il “Mystery worshipper”, il misterioso frequentatore di culti. Esteriormente è un fedele come tutti gli altri, la sua vera essenza è quella di un vero e proprio ispettore e senza dare troppo nell’occhio si occuperà quindi di esaminare i vari aspetti della chiesa presso cui si trova: dalla scomodità o meno delle panche, alla pulizia dei servizi igienici alla qualità delle omelie. Ne’ si creda si tratti di realtà estemporanee, visto che sempre negli USA esistono compagnie, come la Real Church Solutions, che offrono servizi del genere. In Italia, invece, siamo ancora decisamente più indietro, anche se una cosa simpatica ed assimilabile a questa fu la guida delle Messe pubblicata tempo addietro da Camillo Langone sul Foglio. Insomma, se la prossima volta vedete qualcuno aggirarsi con fare circospetto in chiesa, sapete perché.

Incenso? Sì al suo uso, ma con moderazione

Accidenti, ecco davvero una brutta notizia per tutti gli estimatori dell’incenso. Anzi, un’altra, perché già nel maggio scorso uscirono i risultati di un’indagine che affermava che la profumata sostanza avrebbe addirittura effetti stupefacenti. Stavolta invece il campo di indagine (i cui risultati usciranno sul prossimo numero di Cancer, la rivista dell’American Cancer Society) ha riguardato invece i possibili effetti tumorali dell’incenso. Sembrerebbe infatti che il suo uso prolungato non sarebbe estraneo ad un’insorgenza dei tumori alle vie respiratorie. Siccome tra i maggiori consumatori di incenso sono da annoverare le popolazioni asiatiche, l’indagine ha riguardato 61.320 cittadini di Singapore di età compresa tra i 45 e i 74 anni. Ben 325 volontari, al termine del periodo di osservazione, avevano sviluppato un tumore alle vie respiratorie alte, (seni paranasali, cavità orale, testa e collo e laringe). I ricercatori commentano che “considerato la diffusa e talvolta involontaria esposizione al fumo di incenso questi risultati hanno significative implicazioni per la salute pubblica” e sollecitano “iniziative volte alla riduzione dell’utilizzo di incenso” e “ricerche che portino ad identificare i tipi di incenso meno pericolosi”. Va beh, ma alle nostre latitudini non dovrebbero esserci di questi problemi perché il suo uso è molto meno massiccio che in Asia. E poi ci sono pure buone notizie: l’incenso cura l’artrite.

Roly Bain: il prete-clown che fa riflettere con un sorriso

“Scusi, lei che lavoro fa?” “Io? Beh, veramente ne faccio due: il prete e il clown professionista”. Ci sono poche persone in grado di rispondere così a tale domanda. Anzi, forse ce n’è solo una e questi si chiama Roly Bain, originalissima figura di prete anglicano e di –appunto- clown della cui esistenza sono venuto a conoscenza grazie a Silvia (grazie!). Narra la sua biografia che Roly, all’età di otto anni, fu colpito nel leggere la vita di Coco, allora uno dei più grandi clown della scena circense e da allora il suo destino fu segnato. Da decenni, ormai, quello che si potrebbe tranquillamente chiamare un vero e proprio Patch Adams dello spirito, porta il suo messaggio nelle chiese, gli ospedali e le carceri di mezza Europa. Né si creda che Roly Bain sia il solo ad unire messaggio cristiano ed allegria. Un link del suo sito porta infatti dritti a Holy Fools.com, una vera e propria organizzazione del settore. Del resto, anche se il loro genere è completamente diverso, la tradizione dei folli in Cristo è solidamente radicata nel cristianesimo di tradizione ortodossa. Insomma, coloro che nutrissero ancora pregiudizi e pensassero che la fede sia qualcosa di noioso e stantio, hanno ora ampio materiale per ricredersi.

Madonna, la Kabbalah e la spiritualità fast food

Spiritualità fast food e religioni fai-da-te: sono argomenti di cui si discute da tempo perché è insito nell’essere umano il desiderio di costruirsi una religione a propria immagine e somiglianza scartando ciò che non piace e tenendo solo quello che aggrada. La celebre popstar Madonna è un esempio eclatante di tutto ciò: da anni ormai sbandiera la sua adesione alla Kabbalah, corrente della mistica ebraica che meriterebbe sostenitori di ben altro livello. C’è da immaginare quindi che salto sulla sedia avrà fatto il rabbino Emanuel Feldman, che non è l’ultima ruota del carro in materia, quando ha letto sul New York Post che la moglie dell’attuale compagno della cantante americana ha accusato la medesima di aver usato i poteri cabalistici per rubargli il marito. Dall’indignazione è uscito un godibilissimo articolo sul Jerusalem Post (di cui Feldman è stimato collaboratore) intitolato significativamente Spiritual fast food. Ma come mai tanta gente (del mondo dello spettacolo, ma non solo) è attratta dalla Kabbalah e da altre pratiche esoteriche? E Feldman, con tipica ironia ebraica, si risponde così: inerpicarsi per qualche scomodo sentiero nepalese alla ricerca di un guru è decisamente disagevole. Molto più comodo è recarsi al proprio Kabbalh Centre di Los Angeles, legarsi una cordicella rossa al polso e sedersi davanti ad una candela accesa recitando qualche mantra. Sì, decisamente la Kabbalah è una cosa troppo seria per lasciarla in mano ai dilettanti dello spirito.

Update: come volevasi dimostrare

Karadzic e la sua seconda vita “spirituale”

Certo che è davvero curiosa questa storia di Radovan Karadzic, il boia di Srebrenica, l’Hitler in sedicesimo. Braccato dalle polizie di mezzo mondo, si è poi scoperto che non si era mai allontanato da casa e disponeva addirittura di un sito internet e di una biografia online. Ma la cosa più curiosa di tutte è forse la sua nuova identità: quella del dottor Dragan David Dabic, esperto di medicine alternative a metà strada tra il santone e il guru. Significative le parole del direttore di una rivista cui il super ricercato collaborava: “Mi fece una certa impressione, e non solo per quella barba e quei capelli lunghissimi da profeta ma per il suo modo fare, di parlare: semplicemente affascinante. Disse che leggeva e apprezzava la mia rivista e avrebbe avuto piacere di scriverci. Mi diede anche un suo articolo sulle differenze tra la meditazione e il silenzio assoluto dei monaci tibetani”. “No, non ha mai parlato di politica né della sua vita privata, si è sempre e solo limitato a parlare di spiritualità” fa eco una sua conoscente. E poi basta guardare le sue foto: chi non si sarebbe fidato di uno così? Magari un po’ bizzarro, ma con uno sguardo mite e dolce. Come quello di altri. Poi dice che non è vero che l’abito non fa il monaco…

Gattinoni: l’Abito di Dio per la donna spirituale al passo con i tempi

«L’uomo ha bisogno di credere in un dio che non conosce frontiere e religioni. La divinità in fondo è una sola, sono gli uomini che le hanno dato nomi diversi”. Visto che siamo in piena estate e la canicola avanza, ecco un piccolo quiz: chi ha pronunciato la frase testè riportata? Una guida spirituale? Qualche esperto in dialogo interreligioso? Acqua. L’autore è infatti nientemeno che Guillermo Mariotto, che di mestiere fa il direttore creativo di Gattinoni e che, dopo una svolta ecologista, ha deciso di darsi alla spiritualità. Informano infatti le cronache che ieri sera, a Roma presso il complesso monumentale “Santo Spirito in Sassia” in Borgo di Santo Spirito (nomen omen) è stato presentato nientemeno che l’Abito di Dio. “Senza maniche, austero, realizzato in doppio raso nero, con un occhio scolpito sul cuore, luminosissimo e onnisciente”. “Cuore e ragione, razionalismo, passione, misticismo, sono le grandi illusioni dell’uomo che continuano ancora a far muovere il mondo” spiega ancora il creativo (e mai termine fu più appropriato) della celebre maison. Tutto ok, ma perché definirle illusioni? Proprio lui, che nel sito spiega di essere stato un devoto di San Francesco fin da bambino…