Festa della Donna: all’insegna di Madre Teresa e del ruolo nelle grandi religioni

Nel giorno della Festa della Donna, conviene parlare di una donna che grande lo è stata davvero, a giudizio pressoché unanime: Madre Teresa di Calcutta. Su di lei, in occasione del centenario della nascita, è in corso di programmazione in giro per il mondo un ciclo di sette film aventi lo scopo di far riflettere sulla sua figura. Se è normale immaginare che un’iniziativa del genere abbia riscosso un facile successo nei Paesi di tradizione cristiana, lo forse meno il fatto che la stessa abbia colpito nel profondo anche in realtà culturali e religiose assai distanti da esso, a dimostrazione del fatto che gli esempi valgono più di mille parole.

Com’è il caso del Giappone, come riportato dall’agenzia AsiaNews dalla quale è opportuno estrapolare un paio di testimonianze perché sono molto significative: <<Haruko Tsukihana, 40 anni, ha conosciuto la Beata su un libro, e da allora ne è “affascinata. Quando ho letto della sua vita ho sentito un’energia incredibile, che mi ha sorpresa. Il cristianesimo mi era sempre sembrato una religione di ‘classe superiore’, come se avesse una barriera intorno. Ma il suo esempio mi ha fatto capire che è tutto completamente differente da come lo pensavo io”. E ancora: <<Hiroyuki Miyake, 31 anni, ha studiato in una scuola cattolica: “La cosa che mi ha sorpreso di più è che, con la sua vita, ha trasformato un’ideologia in realtà. È meraviglioso sapere di essere nati nella sua stessa epica storica. Sto considerando l’idea di battezzarmi, perché questo esempio è troppo forte per essere ignorato”>>. La proiezione, dicono le cronache, ha avuto un successo tale che sarà ripetuta il 29 di questo mese.

Sempre sul fronte donne e religioni, è da segnalare che la puntata odierna di Le Storie, il programma condotto ogni giorno da Corrado Augias su Rai Tre alle 12,45, parlerà di ruolo della donna nelle tre grandi religioni monoteiste con la storica Marina Caffiero.

E ovviamente, tanti auguri a tutte le donne.

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Otto marzo: tante le iniziative tra veli e Madonne

Due interessanti iniziative, di segno diverso tra di loro, sono in programma tra oggi e domani in occasione della Festa della donna.

Nel primo caso si tratta di un convegno intitolato “Il confine del velo attraversato da voci di donne verso la riconciliazione” ed è programmato per oggi a Verona. Cosa rappresenta il velo (in arabo “hijab”) per la religione e la cultura musulmane? Come viene percepito nella nostra società? Quale il ruolo delle donne nell’integrazione? Queste tra l’altro le domande cui intende rispondere la giornata di studio veneta, che si inserisce nell’ambito del progetto europeo “ReconcArt: Reconciliation through Art, Perceptions of Hijab”, che intende far conoscere le questioni sociali e culturali connesse all’hijab musulmano e indagarne  le percezioni nella società europea e in particolare in quella italiana.

Di tutt’altro segno la mostra che aprirà invece domani nella siciliana Bagheria: “Ma-donna”, questo l’originale titolo della rassegna curata da Filli Cusenza, intende infatti illustrare la figura della Vergine Maria declinata in vari aspetti e rappresentazioni.

E ovviamente auguri a tutte le donne.

USA: alle donne 10 e lode in religione

Che il genere femminile sia da sempre più sensibile alle tematiche riguardati la religiosità e la spiritualità, si sapeva già da tempo. E del resto basta dare un’occhiata a qualsiasi luogo di culto (tranne le moschee, ma solo perché l’accesso è loro precluso) per rendersene conto. Anzi, l’evidenza di tale osservazione è tale che il celebre scrittore Vittorio Messori ironizzava anni fa da par sua sul Signore delle signore. Ora, però, tale predilezione femminile per lo spirituale ha anche una base scientifica: il centro di ricerche specializzato in tematiche religiose Pew Forum ha infatti reso noto uno studio che evidenzia risultati che, se non sono sorprendenti, risultano non di meno interessanti.

Risulta quindi che le donne americane (ma c’è da scommettere che tale percentuale non si discosti troppo in altre aree del globo) dichiarano di far parte di una qualche religione nell’86% dei casi (contro il 76% degli uomini). Il 77% di loro è certa dell’esistenza di Dio o di uno spirito universale (contro il 65%); dichiarano che la religione è molto importante nella propria esistenza il 63% delle donne contro il 49% degli uomini, mentre dichiara di credere in un Dio personale il 58% delle femmine ed il 45% dei maschi. Nessuna sorpresa neppure per quanto riguarda la partecipazione al culto: dichiara di parteciparvi settimanalmente il 44% delle donne mentre per gli uomini la percentuale si abbassa al 34%. Dove il gap tra i due sessi è maggiore è però nel campo della preghiera: mentre il 66% delle donne dichiara di pregare quotidianamente, infatti, la percentuale maschile crolla al 49%.

E non chiamatelo sesso debole.

Donne e religioni: novità in vista in campo anglicano e musulmano

È di questi giorni la notizia che la Chiesa Anglicana si è incamminata sulla strada che porterà all’ordinazione delle prime donne-vescovo. Cosa che ha provocato tensioni sia nei rapporti con la Chiesa Cattolica che con quelle Ortodosse (oltre che all’interno dello stesso mondo anglicano). Dalla Siria viene invece la notizia che la guida spirituale del Paese, il Gran Muftì Ahmed Badr Hasun, ha aperto alla possibilità che anche alle donne sia data la possibilità di diventare dottori della legge islamica in grado di emettere fatwa. Coloro che in Occidente sono conosciuti come Muftì, per capirci. Come riporta Asia News, <<l’apertura della massima autorità religiosa siriana ha spinto dozzine di donne a prendere parte ai corsi necessari per poter diventare muftì; una decisione apprezzata anche dai colleghi maschi, secondo i quali nella storia dell’Islam “diverse donne hanno ricoperto il ruolo di guide spirituali” senza per questo contrastare i principi della legge>>. Certo, ci sarebbero ancora limitazioni: i pronunciamenti emessi dalle donne sarebbero infatti limitati a specifici campi e varrebbero solo per le altre donne ma non per gli uomini. Ma considerando che in altri Paesi islamici le donne non possono neppure guidare l’auto, la cosa sarebbe comunque un passo in avanti.