Era una battaglia perduta in partenza quella degli atei americani, intenzionati a far sì che il presidente eletto Barak Obama, dopo la tradizionale formula di giuramento (“Giuro solennemente che svolgerò fedelmente l’incarico di presidente degli Stati Uniti e farò il mio meglio per preservare, proteggere e difendere la Costituzione degli Stati Uniti”) non aggiungesse anche una postilla non prevista dal protocollo ma ormai entrata nella tradizione: “So help me God” (che Dio mi aiuti).
Anzi, il palco presidenziale che martedì sarà spettatore della cerimonia di inaugurazione dell’era Obama, sarà particolarmente affollato di ecclesiastici di tutte le fedi, con gran smacco degli atei d’oltreoceano e anche di quelli del Vecchio continente. L’invocazione ufficiale sarà tenuta infatti dal reverendo Rick Warren, la cui fama di omofobo lo insegue ormai da anni. Anche per bilanciare questa scelta, un’altra preghiera pubblica sarà pronunciata da Gene Robinson, primo vescovo gay della chiesa episcopale. Ma ci sarà spazio anche per una donna pastore, Sharon Watkins, e per i rappresentanti di altre fedi: tre rabbini ebrei, l’arcivescovo cattolico di Washington, Donald Wuerl e Ingrid Mattson, della Islamic Society of North America.
Tempi duri per gli atei, ai quali non rimane che consolarsi con una gita in autobus.
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