Religioni e scuola: una proposta bipartisan per il loro insegnamento

Nei giorni scorsi la deputata Giovanna Melandri del PD ha presentato una proposta di legge bipartisan (vi hanno infatti aderito anche un paio di deputati dell’attuale maggioranza di governo) per l’introduzione di una nuova materia scolastica denominata “Introduzione alla storia delle religioni”.

La proposta è stata presentata unitamente ai deputati Andrea Sarubbi e Jean Leonard Touadi. ”Conoscere le religioni – ha detto il primo – serve anzitutto per conoscere meglio l’arte, la storia, la filosofia, ma anche per meglio affrontare le domande di senso che ciascuno si pone e per acquisire una piena conoscenza da cittadino di uno stato laico. Le religioni sono il presupposto per conoscere il modo, senza conoscere le religioni, sarà impossibile tenere insieme l’Italia del domami”.  Touadi, dal canto suo, ha spiegato come si tratti di ”uno strumento essenziale per crescere e per decifrare la multiculturalità che caratterizza il nostro tempo”.

Oggi è la stessa Melandri a tornare sull’argomento illustrando in un articolo sul quotidiano Europa il senso della sua proposta. “Perché –si chiede la deputata-  nel momento in cui le nostre scuole si riempiono di bambini provenienti da altre storie e da altre culture, non dotare tutti gli studenti di una nuova materia, che, senza nulla togliere o aggiungere all’Irc, dia loro gli strumenti per comprendere la religione? Prima di tutto come fenomeno antropologico universale e poi come esperienza che si va declinando in modo diverso in Europa, nel Mediterraneo e nel mondo. Pensare di inserire nei piani didattici l’“Introduzione alle religioni”, vuol dire proprio questo. Vuol dire dare agli studenti la possibilità di cominciare a maneggiare quella grande esperienza umana che le religioni sono state e continuano ad essere nella storia del mondo. Studiarne gli insegnamenti, le espressioni artistiche, la ricchezza liturgica e, soprattutto, gli straordinari testi di riferimento”.
La proposta si scontrerà senza dubbio con i tagli cui va oggetto attualmente la scuola italiana (anche se non sarà certo l’unico ostacolo che incontrerà sul suo cammino) ma merita di essere appoggiata se non altro per le problematiche che solleva e che sono difficilmente eludibili.

Germania: pubblicate linee guida per l’inserimento degli alunni musulmani



L’integrazione scolastica degli alunni provenienti da famiglie musulmane, è attualmente un tema scottante all’ordine del giorno e lo sarà (c’è da scommetterci) anche nel prossimo futuro. In Germania, anziché dare risposte emotive al problema o lasciarne la soluzione al libero arbitrio dei singoli istituti scolastici, il Ministero dell’Educazione ha preferito fornire delle linee guida generali (qui disponibili in tedesco) che forniscono utili indicazioni pratiche.

È da ricordare che la Germania conta la comunità musulmana più numerosa dopo la Francia (circa quattro milioni di persone, circa il 5% della popolazione complessiva) è che i temi relativi all’integrazione delle sempre più vaste comunità islamiche sono sempre più di attualità, come dimostrato tra l’altro dalle polemiche innescate dal recente “caso Sarrazin”. Da non dimenticare, del resto (a dimostrazione del fato che il problema non è solo tedesco) la recentissima affermazione in Svezia di un partito dalle forti connotazioni xenofobe ed antiislamiche.

In questo quadro, “Islam e scuola” – questo il nome della guida – intende fornire utili contributi per una sempre maggiore conoscenza dell’Islam e della sua diversità e complessità.

A differenza che in Francia, Berlino raccomanda di non vietare il velo islamico a scuola, notando che riguardo ad esso è in corso un dibattito all’interno dello stesso mondo musulmano. Alcuni lo considerano, infatti, un segno di oppressione e di mancata volontà di integrazione, mentre altri vedono in esso un irrinunciabile segno identitario. La guida stabilisce anche che due giorni di festività possano essere concessi agli alunni musulmani, visto che attualmente il calendario scolastico ruota esclusivamente attorno al calendario cristiano. In questa ottica, inviti vengono rivolti ad insegnanti ed alunni perché conoscano sempre di più e meglio le festività musulmane.

C’è da sottolineare che nell’ordinamento statuale tedesco, che è di tipo federale, le competenze in materia di istruzione sono di pressoché esclusiva competenza dei 16 Länder e quindi le linee guida del Ministero non possono avere carattere vincolante. Ma non c’è dubbio che sarà estremamente difficile non tenerne conto.

Religione e scuola: una nuova sentenza fa discutere la Germania

Le questioni riguardanti la libertà di culto all’interno delle aule scolastiche tornano a far discutere in Germania. Il caso in questione è il proseguimento di una vicenda di cui parlammo tempo fa e che riguardava uno studente musulmano che chiedeva gli venisse messa a disposizione un’aula per la preghiera all’interno della scuola da lui frequentata. Il diritto gli fu concesso e tra l’altro pare che in due anni l’aula sia stata usata solo sedici volte, così almeno ha sostenuto in tribunale il legale dell’amministrazione scolastica. Lo studente si è difeso affermando di avere trovato a volte difficoltà a farsi aprire il locale. Contro la concessione fece comunque ricorso l’autorità per l’educazione della città di Berlino (una sorta di assessorato alla pubblica istruzione) e la sentenza di appello ribalta ora completamente quella di primo grado. I giudici affermano infatti che la restrizione della libertà di religione da parte della scuola, può essere giustificata alla luce di altri diritti costituzionali ugualmente importanti, come la libertà di religione degli altri studenti, i diritti dei genitori e la pace scolastica necessaria per l’espletamento dei compiti istituzionali.

La preside della scuola, Brigitte Burchardt, si è detta lieta della sentenza in quanto a suo avviso la medesima le consentirebbe di tutelare in maniera più efficace la libertà dei suoi 650 studenti. Che provengono (il dato non è ininfluente ai fini della comprensione della vicenda) da ben 29 Paesi differenti, mentre il Liceo nell’occhio del ciclone è situato in un quartiere occidentale di Berlino che fa registrare un tasso di immigrazione del 31,4%.

La vicenda potrebbe comunque non essere ancora conclusa perché il giovane potrebbe ancora fare ricorso all’equivalente della nostra Corte di Cassazione.

Scuola, islam e laicità: una sentenza fa discutere la Germania

È destinata a far discutere (e ben oltre i confini tedeschi) la decisione del tribunale amministrativo di Berlino di obbligare una scuola comunale a mettere a disposizione di uno studente musulmano una sala di preghiera. Il caso ebbe origine nel 2007 quando la scuola (che tra l’altro vanta tradizioni laiche) si rifiutò di fornire ad un proprio allievo islamico un locale per la preghiera. I genitori del ragazzo (un tedesco convertito all’islam e una donna turca) presentarono quindi il ricorso che ha dato origine alla sentenza odierna.

La sentenza è particolarmente importante perché si basa sul presupposto che la costituzione tedesca garantisce che la libertà di credere o non credere vada sì garantita nel foro interiore, ma sia data altrettanta importanza a che la medesima libertà possa essere garantita esternamente. Avvalendosi quindi della consulenza di studiosi islamici, la corte ha stabilito che non è ammissibile attendersi che un devoto musulmano preghi esclusivamente quando non si trova a scuola. La decisione del tribunale vale esclusivamente per lo studente che ha dato origine alla sentenza, ma non è difficile prevedere che altri ricorsi possano dar luogo a sentenze analoghe.

Improntate ovviamente a soddisfazione le reazioni della comunità islamica tedesca, che ha parlato di sentenza che rafforza la fiducia dei musulmani nel ruolo della legge. Il portavoce dell’arcidiocesi di Berlino, da parte sua,ha parlato di sentenza che rafforza l’espressione della libertà religiosa.

E rafforzerà, c’è da scommetterci, anche le polemiche.

Tony Blair e le religioni: un’iniziativa per la loro conoscenza reciproca a partire dalle scuole

Dopo il suo abbandono della politica attiva ed il suo passaggio (non è esatto parlare di conversione, come si fa invece solitamente, visto che si tratta della medesima religione) al cattolicesimo, l’ex primo ministro britannico Tony Blair sembra aver preso decisamente sul serio il suo ruolo di tessitore di dialogo tra fedi e culture.

L’ultima realizzazione della Tony Blair Faith Foundation è infatti un programma decisamente interessante e chiamato Face to Faith. È solo parlando di diverse prospettive culturali e religiose che i giovani potranno sviluppare una maggiore consapevolezza del ruolo della fede nel mondo moderno, ha affermato Blair presentando il progetto. Il quale consentirà a bambini di tutte le etnie e religioni, grazie ad un sistema di videoconferenze, di scambiarsi opinioni sul mondo di oggi e sulla fede.

In particolare, l’iniziativa è rivolta ai bambini e ragazzi delle scuole secondarie di tutti i continenti ed ha l’obiettivo di offrire ai giovani tra gli 11 e 16 anni la possibilità di poter esplorare attraverso il dialogo il rapporto tra la fede e i temi d’attualità come la carità, la povertà, la ricchezza, l’ambiente, l’arte, l’architettura, la musica e i testi sacri. Nella giornata di ieri, in concomitanza con la presentazione del progetto, si è avuta la prima videoconferenza tra i bambini di una scuola di Bolton, nella contea del Lancashire, e i bambini di Betlemme e Nuova Delhi.

Scuola e dialogo interreligioso: due interessanti iniziative da nord e dal sud

Fa davvero piacere (specialmente in un periodo in cui parlar male della scuola sembra diventato di moda ed il farlo comporta meno rischi che sparare su di un’ambulanza) segnalare un paio di iniziative provenienti dal mondo dell’istruzione. Entrambe riguardano il dialogo interreligioso e la cosa è solo apparentemente lontana dal mondo della scuola, in quanto compito della medesima dovrebbe essere anche quello di preparare i futuri cittadini a vivere in un mondo in cui tali tematiche saranno sempre più presenti.

La prima notizia viene dalla Puglia, dove presso il Liceo “Tedone” di Ruvo, nel barese, è iniziato un corso suddiviso in tre appuntamenti e dedicato alla conoscenza delle tre maggiori religioni monoteiste attraverso una lente davvero particolare: quella della morte così come viene vissuta ed esperita nelle tre esperienze religiose. “Le tre giornate –come spiega il dirigente scolastico organizzatore del corso- sono state pensate secondo tre fondamentali aspirazioni: riflettere sul senso della morte alla luce delle religioni monoteiste (interventi di esperti del mondo della cultura, delle istituzioni e della comunicazione); raccontare Dio di fronte al mistero della morte (testimonianze di rappresentanti della Chiesa, della Comunità ebraica e della Comunità islamica, delle istituzioni culturali e regionali); illuminare il mistero della morte attraverso la musica (offerta di concerti e presentazione di brani significativi delle tre esperienze religiose)”.

Di diverso segno l’esperienza che prenderà il via dopodomani, venerdì, a Genova. “Il mio Dio ti fa paura?” è il nome del corso di formazione costituito da  quattro incontri e un convegno per offrire, attraverso relatori esperti del settore, riflessioni e punti di vista sui percorsi di dialogo tra le religioni che si stanno costruendo nelle aule scolastiche italiane, sui valori comuni a tutte le principali religioni e al pensiero laico, e su come questo processo possa essere influenzato dai mass media e dalle diverse tendenze dell’opinione pubblica.

La scuola italiana, insomma, non è solo bullismo. Che già si sapeva, ma fa sempre piacere tornare a constatarlo.