Liste di fine anno: le Top Ten in materia di religione

Fine anno, tempo di bilanci e di liste (che tra l’altro ultimamente stanno andando decisamente di moda). Diversi siti hanno infatti pubblicato le loro “Top Ten” di notizie in materia di religione. Uno di tali elenchi è quello del sito specializzato in informazioni sulla Chiesa Rome Reports, secondo il quale secondo il quale i principali dieci avvenimenti dell’anno che sta per concludersi (dal più importante al meno importante) sono i seguenti: il viaggio del Papa nel Regno Unito, la ricerca di soluzioni per combattere gli abusi sessuali, la chiusura dell’Anno sacerdotale con 15.000 sacerdoti che hanno concelebrato con il Papa dando vita alla più vasta concelebrazione della storia, la pubblicazione del libro intervista “Luce del mondo” e del documento Verbum Domini sulla Bibbia, il sinodo dei vescovi sul Medio Oriente, il Concistoro con la creazione di 24 nuovi cardinali, l’ostensione della Sindone a Torino, la formazione di una commissione con il compito di indagare sulle apparizioni di Medjugorje e la creazione del nuovo Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione.
Un altro elenco di Top Ten è quello reso noto dall’americana Religion Newswriters Association, che ha ovviamente lo sguardo rivolto non solo alla Chiesa cattolica ma a quello delle religioni in generale. In questo caso al primo posto si piazza la controversa questione dell’erezione di un centro islamico nell’area di Ground Zero.
Il blog specializzato in informazione religiosa della BBC pubblica a sua volta la sua lista e in questo caso, come nel primo citato sopra, non può non esserci, per ovvi motivi, la visita papale nel Regno Unito. Il sito evangelicale americano Charisma mette invece al primo posto al primo posto gli aiuti portati da gruppi cristiani in occasione del terremoto di Haiti.
Scelte molto diverse tra di loro, come si vede, che potrebbero spingere ognuno a costruirsi la propria lista. E con questo, un augurio di buon anno a tutti.

Religione e ateismo: un dibattito a più voci

Il giornale online americano Psycology Today, ospita un interessante dibattito sul ruolo dell’ateismo e della religione nell’attuale società. Tutto ebbe inizio nel maggio scorso, quando lo psicologo evoluzionista Nigel Barber pubblicò un articolo intitolato: “Perchè l’ateismo sostituirà la religione”. Le motivazioni dello studioso possono essere così sintetizzate: “Le ragioni per cui le chiese perdono terreno nei paesi sviluppati può essere riassunto in termini di mercato. Prima di tutto, con una scienza migliore, con reti di sicurezza sociali e famiglie più piccole, ci sono meno paure e incertezze nella vita quotidiana delle persone e dunque meno mercato per la religione. Contemporaneamente, vengono offerti molti prodotti alternativi, quali i farmaci psicotropi e l’intrattenimento elettronico, più libere da lacci e laccioli e che non richiedono di conformarsi in modo pedissequo a credenze non scientifiche”.

Al dibattito da ora un ulteriore contributo il filosofo Michael W. Austin con un articolo intitolato significativamente: “Perchè l’ateismo non può sostituire la religione”. La sua tesi, contrapposta a quella di Barber e che, se è vero che molte persone si sono rivolte alla religione a motivo dell’incertezza economica o per una sfida emotiva, è altresì altrettanto indubitabile che molti vivano ancora la religione non solo come una modalità per affrontare la paura, l’incertezza e le difficoltà emotive. L’uomo religioso, sostiene Austin, non è il consumatore di un prodotto: è anzi una persona convinta che la sua fede gli chieda di vivere con altruismo, in maniera disinteressata e senza pensare di essere al centro dell’universo. Ma la critica all’ateismo da parte del filosofo americano va ancora più a fondo: questo non potrà mai sostituire la religione, sostiene, perchè incapace di proporre credenze e valori positivi, fondato com’è solo sulla negazione. Compito che potrebbe eventualmente essere assunto da qualche forma di umanesimo laico, ma mai dall’ateismo.

Un dibattito in ogni caso interessante e che consente di “volare alto”, cosa di cui c’è estremo bisogno, specie di questi tempi.

Lady Gaga, Madonna e le provocazioni “spirituali”

Lady Gaga, la popstar del momento, non sarebbe altro che una “Wannabe Madonna”? Il dubbio comincia ad affiorare, specialmente dopo l’uscita dell’ultimo video della cantante italoamericana, quel Alejandro che può già vantare milioni di click su YouTube. Nello stesso, infatti, Lady Gaga, al pari di ciò che è solita fare quella che molti considerano la sua musa ispiratrice, gioca infatti pesantemente con allusioni a sfondo religioso, in particolar  modo di matrice cristiana.

Tra crocifissi e abiti talari, la cantante appare dapprima travestita da suora mentre ingoia un rosario e poi da vescovo mentre si intrattiene in scene hot con alcuni ballerini seminudi (per evitare di dover guardare i quasi 9 minuti di video, tra l’altro tecnicamente pregevole, essendo stato diretto dal fotografo di moda Steven Klein, MTV ha fatto un sunto delle 20 scene più hot). Ben lungi dal versare acqua sul fuoco per spegnere le polemiche che sono prontamente divampate, Lady Gaga vi ha anzi versato della benzina per alimentarlo.

Intervistata dal celebre Larry King sulla CNN, la popstar ha tra l’altro dichiarato di avere avuto un’educazione cattolica e di pregare molto ma di considerare la religione e la chiesa come due entità completamente separate. Il regista Steven Klein, da parte sua ha affermato in un’intervista di non ritenere la simbologia religiosa qualcosa di completamente negativo, visto che essa rappresenterebbe la battaglia del personaggio tra le forse oscure di questo mondo e la salvezza spirituale dell’anima.

Intanto, mentre i dubbi sul fatto che Lady Gaga non sia altro che una Madonna in sedicesimo non sono certo diradati, mentre lei e il suo entourage un obiettivo lo hanno colto di sicuro: infatti siamo qui a parlare di lei, fino alla prossima “provocazione”.

Religione e scuola: una nuova sentenza fa discutere la Germania

Le questioni riguardanti la libertà di culto all’interno delle aule scolastiche tornano a far discutere in Germania. Il caso in questione è il proseguimento di una vicenda di cui parlammo tempo fa e che riguardava uno studente musulmano che chiedeva gli venisse messa a disposizione un’aula per la preghiera all’interno della scuola da lui frequentata. Il diritto gli fu concesso e tra l’altro pare che in due anni l’aula sia stata usata solo sedici volte, così almeno ha sostenuto in tribunale il legale dell’amministrazione scolastica. Lo studente si è difeso affermando di avere trovato a volte difficoltà a farsi aprire il locale. Contro la concessione fece comunque ricorso l’autorità per l’educazione della città di Berlino (una sorta di assessorato alla pubblica istruzione) e la sentenza di appello ribalta ora completamente quella di primo grado. I giudici affermano infatti che la restrizione della libertà di religione da parte della scuola, può essere giustificata alla luce di altri diritti costituzionali ugualmente importanti, come la libertà di religione degli altri studenti, i diritti dei genitori e la pace scolastica necessaria per l’espletamento dei compiti istituzionali.

La preside della scuola, Brigitte Burchardt, si è detta lieta della sentenza in quanto a suo avviso la medesima le consentirebbe di tutelare in maniera più efficace la libertà dei suoi 650 studenti. Che provengono (il dato non è ininfluente ai fini della comprensione della vicenda) da ben 29 Paesi differenti, mentre il Liceo nell’occhio del ciclone è situato in un quartiere occidentale di Berlino che fa registrare un tasso di immigrazione del 31,4%.

La vicenda potrebbe comunque non essere ancora conclusa perché il giovane potrebbe ancora fare ricorso all’equivalente della nostra Corte di Cassazione.

Itinerari di spiritualità: al via stasera una serie di “Speciale TG5”

Non capita spesso (per usare un eufemismo) di segnalare volentieri un programma televisivo, ma questa volta pare sia proprio il caso di fare un’eccezione. Stasera, infatti, in seconda serata su Canale 5, verrà trasmessa la prima di una serie di tre puntate di “Speciale TG5” dedicate ad argomenti a carattere religioso con una particolare sottolineatura sul tema ddel viaggio. La bontà dell’iniziativa (salvo, ovviamente, smentite dovute dai fatti) è garantita da due fattori: il primo è che la serie è prodotta dall’emittente televisiva in collaborazione con l’Opera Romana Pellegrinaggi; il secondo fattore che fa ben sperare è che gli speciali sono firmati dalla vaticanista del Tg5 Marina Ricci, professionista di prim’ordine.

Il via dunque stasera con lo speciale, dal titolo “L’arca Perduta”, che racconta la storia della più leggendaria e controversa reliquia biblica, l’Arca dell’Alleanza, scomparsa più di tremila anni fa e forse custodita nella Chiesa di Santa Maria di Sion, ad Axum, in Etiopia. Nel programma spicca la testimonianza di Claudio Giuseppe Infranca, l’architetto e restauratore italiano che nel 1991 è riuscito ad entrare nel sancta sanctorum della chiesa, dove ha scattato una foto ad un misterioso oggetto lì contenuto, che si ritiene possa essere proprio l’Arca perduta.

Durante il 2010 seguiranno altri due appuntamenti, il primo dei quali, “Santiago de Compostela”, sarà dedicato alla figura dell’Apostolo Giacomo e al lungo percorso che i pellegrini fin dal Medioevo intraprendono, attraverso la Francia e la Spagna, per giungere al santuario di Santiago, presso cui il discepolo è sepolto. Concluderà il ciclo, “Le Case di Maria”, una puntata riservata alla figura di Maria che partirà dal ritrovamento della sua casa terrena ad Efeso e si snoderà attraverso la scoperta delle dimore della madre di Gesù.

A queste prime tre puntate ne seguiranno altre tre, ancora allo studio. I soggetti in via di valutazione sono la storia di don Andrea Santoro, il missionario italiano ucciso in Turchia, un viaggio attraverso i luoghi di San Giovanni Apostolo e il culto del volto di Cristo.

Media e religione: solo lo 0,8% di copertura negli Stati Uniti

Ci vorrebbe un Osservatorio di Pavia anche per la religione. È il primo pensiero che salta in mente scorrendo l’interessante studio pubblicato nei giorni scorsi negli Stati Uniti e dedicato a quanto e come i media d’Oltreoceano seguono le vicende in materia di religione.

Dopo aver analizzato ben 68.700 notizie pubblicate nel corso del 2009, i ricercatori sono arrivati alla conclusione che esse rappresentavano solo uno striminzito 0,8% del totale delle notizie (percentuale tra l’altro simile a quella ottenuta da altri argomenti quali l’istruzione o l’immigrazione). Percentuale estremamente bassa, ma addirittura inferiore a quella del 2008, quando un analogo studio ne aveva riscontrata una dell’1%. Per avere un termine di paragone, quelle in tema di assistenza sanitaria hanno avuto, nel corso del medesimo arco temporale, una copertura dell’11% totale delle notizie.

Circa due terzi di dette notizie, informa sempre lo studio, si incentrano su storie che hanno avuto luogo negli Stati Uniti mentre solo un terzo originano fuori dei confini nazionali. Le tv via cavo (che negli States hanno un’audience notevole) hanno dato maggior spazio alle notizie che mescolavano tra loro religione e politica, come ad esempio il dibattito seguito all’elezione di Obama ed i suoi rapporti con la fede. Le grandi reti televisive nazionali, dal canto loro, come NBC, CBS e ABC, hanno invece dato maggior spazio ad eventi internazionali, quali la visita del Papa in Medio Oriente o la revoca della scomunica ai vescovi lefebrviani.

Il rapporto analizza anche un importante trend: è destinato a crescere –vi si afferma infatti- il ruolo dei nuovi media come principale luogo deputato a riportare notizie e discussioni intorno alla religione, mentre è destinato a diminuire il numero di coloro che si occupano di tali questioni nei media tradizionali.

Per tornare all’inizio del post, è un peccato che simili accurate ricerche non vengano svolte anche nel nostro Paese.

Un’Ultima Cena sempre più ricca (e a rischio obesità)

Cosa c’è nel piatto dell’Ultima Cena? E, soprattutto, com’è cambiata l’alimentazione in questi ultimi duemila anni? Al curioso ed intrigante interrogativo a provato a dare una risposta un accurato studio pubblicato dal “Giornale internazionale dell’obesità”. Inutile dire che l’analisi di decine e decine di dipinti aventi come soggetto l’ultimo pasto consumato da Gesù e dai suoi discepoli ha evidenziato come le porzioni alimentari siano andate progressivamente aumentando nel corso degli anni e dei secoli. Ciò che colpisce è però la dimensione di tale aumento.

Mettendo a raffronto le dimensioni delle teste dei personaggi e quelle degli alimenti, infatti, i ricercatori hanno scoperto che le dimensioni del piatto principale sono aumentate del 69%, il piatto e il pane, dal canto loro, sono lievitati del 23%.  Altro elemento curioso è rappresentato da ciò che la tavola offre. Se il racconto evangelico fa riferimento solo a pane e vino, nel 18% dei casi tele evidenziano anche la presenza di pesce, nel 14% di agnello e addirittura nel 7% si riscontra la presenza di maiale, il cui consumo –va ricordato- è assolutamente vietato agli ebrei.

Il risultato di queste variazioni e di questo aumento di quantità è che invece di Ultima Cena sarebbe più opportuno parlare di Ultima Abbuffata.

Nostro Dollaro che sei nei cieli: religione e distribuzione del reddito negli States

Proprio nei giorni in cui in Italia sono stati resi pubblici i redditi dei parlamentari, arriva dagli Stati Uniti un curioso ed interessante studio che prende le mosse da un’evidenza solare: il fatto, cioè, che negli States la distribuzione delle ricchezze non sia affatto equa ma venga influenzata da innumerevoli fattori, quali quelli razziali, geografici, di appartenenza sociale e (perché no) persino religiosi.

Lo studio in questione si occupa quindi di stabilire quale relazione ci sia tra le appartenenze religiose e la distribuzione del reddito. I risultati faranno discutere: dall’indagine risulta infatti che induisti, ebrei e cristiano-ortodossi tendono ad avere la più vasta percentuale di affiliati che guadagnano oltre 100.000 dollari all’anno. I protestanti appartenenti alle principali denominazioni e i buddisti,  ottengono anch’essi performance economiche superiori alla media nazionale.

D’altro canto, Testimoni di Geova, membri delle “black churches”, evangelici bianchi e musulmani hanno il maggior numero di aderenti che guadagna meno di 30.000 dollari all’anno. Per quanto infine riguarda i cattolici e coloro che dichiarano di non appartenere a nessuna denominazione confessionale, si è molto vicini alle medie nazionali di reddito.

L’intero studio è consultabile qui in flash.

I blog e la religione: lo stato dell’arte e le prospettive future in uno studio americano

“The New Landscape of the Religion Blogosphere” (“Il nuovo panorama della blogosfera religiosa”) è il titolo di un corposo rapporto pubblicato dall’americana Social Science Research Council. Lo studio (interamente scaricabile da qui in pdf) è diviso in quattro parti, oltre a due appendici, ed offre un’ampia ed esaustiva disanima del ruolo sempre più importante svolto dai blog nel plasmare le dinamiche contemporanee della religione, sia nel mondo accademico che nella vita personale.

“I blog hanno dato il via –affermano gli autori della ricerca- a tutta una serie di nuove conversazioni sul ruolo della religione nella vita pubblica. Internet offre l’opportunità per abbattere vecchie barriere e generare nuove comunità”. Lo studio prende in esame circa cento dei più influenti blog americani che contribuiscono ad alimentare la discussione in materia di religione collocandoli all’interno della blogosfera nel suo complesso, ne delinea i contorni e da anche voce agli stessi blogger. Il rapporto parla  ovviamente anche di cattolicesimo, affermando che “in incontri di alto livello in Vaticano, si è discusso di come il blogging stia cambiando la conversazione riguardante il cattolicesimo e si è persino suggerita l’idea di pubblicare delle linee guida per i blogger cattolici” (intendimenti, sia detto tra parentesi, cui non è stato ancora dato corso).

Come detto, il rapporto è suddiviso in quattro parti: la prima soddisfa le curiosità dei neofiti della materia esponendo in maniera piana cosa è e cosa rappresenta l’attività di blogging; coloro che sono già un po’ addentro alla materia possono passare direttamente alla seconda parte, che contiene approfondite analisi di blogging accademico; la terza e quarta parte del rapporto sono infine dedicate allo stato dell’arte del blogging religioso e alle sue prospettive future.

Davvero uno studio molto accurato di cui viene da invocare una versione che riguardi la blogosfera nostrana.

Ravasi: una Fondazione per autare il dialogo tra credenti e non credenti

Non si può certo dire che l’appello lanciato nello scorso dicembre da Benedetto XVI nel suo discorso alla Curia romana per un rinnovato dialogo tra Chiesa e mondo laico e non credenti sia caduto nel dimenticatoio. Il quotidiano Avvenire ha addirittura dedicato al tema un corposo ed interessante dossier che sta via via aumentando di volume.

Dossier che ora contiene l’annuncio di una novità che vale la pena di essere segnalata perché foriera di interessanti sviluppi per il futuro. In un’intervista, infatti, monsignor Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio per la cultura, annuncia la prossima nascita di una Fondazione per favorire il dialogo della Chiesa cattolica con atei e agnostici. ”Il nostro dicastero – spiega l’arcivescovo – sta organizzando una Fondazione intitolata ‘Il cortile dei gentili’ che si ispira al discorso del Papa alla Curia a dicembre”. In quell’occasione, Benedetto XVI aveva invitato la Chiesa a creare un luogo di dialogo con i non credenti ‘in ricerca’ e aperti all’esperienza religiosa. L’obiettivo, prosegue mons. Ravasi, è quello di ”creare una rete di persone agnostiche o atee che accettino il dialogo e entrino come membri nella Fondazione e quindi del nostro dicastero. Inoltre, vogliamo avviare contatti con organizzazioni atee per avviare un confronto (non certo con l’Uaar italiana, che e’ folcloristica)”. Poi, il Vaticano vuole ”studiare lo spazio della spiritualità dei senza Dio su cui aveva già indagato la Cattedra dei non credenti del cardinale Martini a Milano” e ”sviluppare i temi del rapporto tra religione, societa’, pace e natura”. ”Vorremmo, con questa iniziativa – sintetizza mons. Ravasi -, aiutare tutti ad uscire da una concezione povera del credere, far capire che la teologia ha dignità scientifica e statuto epistemologico. La Fondazione vorrebbe organizzare ogni anno un grande evento per affrontare, di volta in volta, uno di questi temi”.

La preparazione umana, spirituale e culturale di monsignor Ravasi fa indubbiamente ben sperare per il proseguio dell’iniziativa, alla quale non resta che fare i migliori auguri.